Frequentemente le persone soffrono di disturbi generici, in assenza di malattie specifiche, quali gonfiori, capogiri, cefalea, stanchezza cronica, dermatiti o improvvisi cambiamenti di peso, ma anche astenia, insonnia, forme lievi di depressione.

La causa spesso è riconducibile ad un’ intolleranza alimentare, definita come una reazione avversa o ipersensibilità verso alcuni cibi.

Essa deriva dall’impossibilità dell’ organismo di digerire un dato alimento a causa di difetti metabolici che possono essere causati dallo stile di vita (scarsa masticazione, errate combinazioni alimentari, ecc.), o da stati emotivi alterati, o ancora scatenati dall’uso di antibiotici.

L’organo coinvolto in questo processo  è l’intestino, che individua come tossici alcuni cibi “normali”…
tutte le sostanze esterne, compresi gli alimenti, una volta ingerite, vengono valutate del nostro sistema imunitario, il quale può riconoscerle dannose e difendersi o innocue e adattarsi. La mucosa intestinale, ricca di cellule immunitarie, consente quindi l’assorbimento delle sostanze nutritive e l’eliminazione delle sostanze tossiche.

Un’esposizione continua a certi alimenti “tossici” può quindi provocare uno stimolo che irrita quest’organo e conduce a un’infiammazione persistente, una sorta di lento avvelenamento.

Si differenziano dalle allergie alimentari vere e proprie poiché  non producono shock anafilattico e non provocano quasi mai delle reazioni violente ed immediate nell’organismo.

La diagnosi si effettua con esami specifici, come il Dria Test e il Vega Test (di solito non rispondono ai tradizionali Test Allergici cutanei).

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Una volta identificato l’alimento dannoso si può cominciare la dieta di eliminazione/sostituzione, ovvero togliere quel dato alimento e, se possibile, sostituirlo con altri cibi adatti…

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